Il lutto è uno stato psicologico che consegue una perdita di uno oggetto importante, che ha fatto parte integrante della vita di una persona. Principalmente, ci si riferisce al lutto per la perdita di un oggetto esterno quando si ha a che fare con la morte di una persona, la separazione da una persona amata o da un luogo. Invece, ci si riferisce al lutto di un oggetto interno se si è di fronte al chiudersi di una prospettiva, il fallimento di un progetto, la delusione di un’aspettativa, o la perdita della propria immagine sociale.
Il processo di elaborazione psichica del lutto si dispiega sostanzialmente in tre fasi:
- Il diniego, il rifiuto del fatto che il lutto sia avvenuto.
- Accettazione della perdita.
- Distacco dall’oggetto perduto con reinvestimento della libido su altri oggetti.
Poiché il lutto comporta sempre un’identificazione con l’oggetto perduto, è necessario che non ci sia un blocco nel processo di elaborazione psichica, che può provocare la depressione. Questo fenomeno patologico si riscontra quando il paziente sente l’oggetto perduto come una parte inalienabile di sé da cui non può separarsi se non separandosi da sé stesso (con vari rischi e implicazioni di natura clinica). La comprensibile sofferenza legata alla perdita, in questo caso, diventa patologica.
Lo psicologo può offrire un sostegno adeguato a chi ha subito un lutto, ma è necessaria una psicoterapia nel caso di lutto complicato, melanconia, ansia e depressione. Il lavoro dello psicoterapeuta sul lutto provvede al superamento delle fasi necessarie per riuscire a fare nuovi investimenti libidici. La psicoterapia affronta le difese maniacali del paziente melanconico, l’onnipotenza, il diniego, il disprezzo, e l’idealizzazione, che emergono come risposta alla sofferenza causata dalla perdita dell’oggetto d’amore.
Il primo passo della psicoterapia è la costruzione di una solida alleanza terapeutica. Ascoltando ed empatizzando con il paziente si cerca di instaurare il rapporto necessario per un buon lavoro. L’errore più comune tra gli amici, i familiari e i professionisti non qualificati è quello di cercare di consolare il paziente, focalizzando l’attenzione sugli aspetti positivi della vita della persona. Purtroppo, il soggetto depresso vive i commenti incoraggianti come completi fallimenti dell’empatia, che contribuiscono a farlo sentire ancor più solo e incompreso.
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